"Bari e la sua conca": aree geografiche
Bari si affaccia sul Mar Adriatico tra Giovinazzo e Mola di Bari, con il suo territorio al centro di una vasta area pianeggiante, la Conca di Bari, che spingendosi per alcuni chilometri nell'entroterra incontra i primi pendii della Murgia, e in particolare comprende: Bitonto, Bitritto, Modugno, Terlizzi e Turi; mentre i comuni costieri della Terra di Bari, l’antica provincia del Regno di Napoli, sono Molfetta, Giovinazzo, Mola di Bari, Polignano a Mare, Monopoli, Conversano, oltre che Bari, la cui conformazione ricorda un'aquila con le ali spiegate, dove la testa è la piccola penisola sulla quale è sorto il primo nucleo urbano, Bari vecchia. Bari e la sua Conca dunque comprendono 48 comuni, ciascuno con le proprie caratteristiche ambientali, le proprie tradizioni storiche e culturali e un ricco patrimonio artistico ed enogastronomico, dove la pietra locale utilizzata per costruire case e monumenti conferisce il tipico colore bianco a tutto l’entroterra con le splendide cattedrali romaniche, come la Basilica di San Nicola a Bari, che sono suggestivi esempi di un’arte romanica contaminata dalle influenze bizantine. Il territorio è caratterizzato da un ambiente di grande impatto storico e naturalistico dove boschi, uliveti, mandorleti e vigneti si alternano alle grotte, alle cattedrali, alle zone archeologiche, ai monumenti megalitici e alle splendide spiagge incorniciate da un mare azzurrissimo.
Storia
IL 128° MIGLIO DELLA VIA TRAIANA (LE ORIGINI DI BARI)
Alcuni scrittori antichi riferiscono che Bari sia stata fondata da Japige, figlio di Dedalo, venuto da Creta che avrebbe dato il proprio nome alla città , in seguito trasformato in Bari da Barione, condottiero proveniente dalla penisola balcanica, ma i primi dati certi e documentati di Bari e del suo territorio si riferiscono alla conquista romana avvenuta dopo il IV secolo a.C. quando Bari si affermò come importante porto verso l’Oriente che godeva della vicinanza con la Via Appia, cui si andò ad aggiungere nel II secolo d.C. la Via Traiana della quale a Bari è rimasta la colonna del 128° miglio. Con la caduta dell'Impero romano d'occidente nel 476 si ebbe l’invasione dei Barbari e Bari venne occupata dagli Ostrogoti durante la Guerra gotica e contesa per i due secoli successivi con i Longobardi del Ducato di Benevento, che ne fecero un gastaldo.
BARI PORTA D’ORIENTE E CAPITALE BIZANTINA (IL PERIODO BIZANTINO)
In epoca bizantina era una città multietnica e multi religiosa abitata e frequentata da Greci, Longobardi, Armeni, Arabi, Slavi, Ebrei, genti d’Oriente e d’Occidente che utilizzavano per accedere alla penisola italiana Bari, la porta d’Oriente, con una notevole presenza di mercanti locali ma anche forestieri come veneziani, amalfitani e ravellesi.
La dominazione bizantina di Bari e del suo territorio avvenne con la guerra voluta dall'Imperatore d'oriente Giustiniano per la riconquista dell'Italia nel 535-553, mentre successivamente a contendere a Bisanzio il possesso della città furono i Longobardi (verso il 730 d. C.) e i Saraceni che, dopo ripetute incursioni, si stanziarono nell’847 con la fondazione di un emirato. E’ in questo periodo che i baresi estesero i loro traffici mercantili nei paesi dell'oriente ed assimilarono molta cultura araba imparando i cambi monetali, usando le loro unità di misura, e facendo propri abbigliamenti ed elementi dell'architettura musulmana. Ma la dominazione cessò nell’871 quando la città tornò sotto Bisanzio come sede del "Catapano", un governatore con poteri pressoché assoluti sia in campo civile che militare. Nel 1009 Melo da Bari, raccogliendo il malcontento popolare nei confronti dei dominatori per motivi sia economici che religiosi con l'aiuto dei Normanni, organizzò una rivolta armata, che li porterà a stanziarsi come padrone e dominatore.
BARI CAPITALE RELIGIOSA (IL PERIODO NORMANNO-SVEVO)
Dopo un lungo assedio i Normanni conquistarono Bari nel 1071 entrando a far parte del Ducato di Puglia e di Calabria. Il 9 maggio 1087 arrivarono le ossa di San Nicola, vescovo di Myra, trafugate da marinai baresi e talmente importanti che nel 1089 papa Urbano II andò fino a Bari per consacrare la cripta della Basilica e deporre le reliquie del santo che ancora oggi attirano pellegrini da ogni parte del mondo. Lo stesso Papa indisse poi, nel 1098 nella cripta della basilica, un importante concilio per ricomporre l'unità nel mondo cristiano rotto dallo Scisma d'Oriente. L'esito non fu felice, ma la città accrebbe enormemente in prestigio, tanto che molte schiere crociate partirono da Bari per tutto il periodo dal XII al XIV secolo. Il malgoverno Normanno tuttavia provocò l'insofferenza generale spingendo i baresi a ribellarsi, ma la risposta del re fu durissima: fece distruggere la città concedendo alla popolazione solo il diritto di abbandonare l'abitato. Successivamente la ripresa economica venne favorita dal re normanno Guglielmo il Buono e dagli Svevi, che dominarono l'Italia meridionale dal 1190 al 1266. In particolare fecero ricostruire la città intorno al Castello, fatto erigere da Federico II che vi aveva istituito una delle sette grandi fiere che si tenevano nel Regno di Sicilia.
IL DECLINO NEL PERIODO ANGIOINO e ARAGONESE
Tramontata la potenza degli Svevi, ebbe inizio l'impoverimento e il declino della città di Bari e dei centri ad essa collegati. Infatti con Carlo I iniziò la dinastia Angioini che comportò il trasferimento della capitale del Regno a Napoli, provocando così la marginalizzazione della Puglia aggravata poi soprattutto dalle lotte dei signorotti locali e dai banchieri stranieri, cui gli Angioini vendevano i privilegi commerciali.
Sotto gli Aragonesi la situazione non cambiò ma, nel 1464 il re Ferdinando I, come riconoscenza ai milanesi che lo avevano aiutano contro coloro che avevano contrastato la sua ascesa al trono ritenendola illegittima, donò il ducato di Bari agli Sforza di Milano. Fu soprattutto Isabella d'Aragona, vedova di Gian Galeazzo Maria Sforza, che riuscì a riportare Bari, anche se per breve tempo, ai fasti di un tempo tenendovi corte, fortificando le mura, il castello e favorendo la cultura.
LA RINASCITA DI BARI CON ISABELLA D’ARAGONA (IL PERIODO DEL DUCATO SFORZESCO)
Alla morte di Gian Galeazzo Maria Sforza nel 1479, il re Ferdinando I donò il ducato a Ludovico il Moro, lo stesso che venti anni dopo lo assegnò ad Isabella d'Aragona che lo resse dal 1501 al 1524. Il ducato deve molto ad Isabella che abbellì e fortificò la città e riordinò l'organizzazione dell'amministrazione municipale; ma soprattutto Isabella d’Aragona diede impulso alla vita artistica e culturale improntata al gusto rinascimentale delle grandi corti italiane. Morendo, lasciò il ducato alla figlia Bona Sforza, già regina di Polonia, che rimase duchessa di Bari dal 1524 al 1557, quando morì nel castello della città . Inoltre nel periodo del ducato sforzesco ci fu l'introduzione della stampa in Puglia: a Bari nel 1535 fu stampato il primo libro che si conosca, ad opera del tipografo francese Gilberto Nehou.
IL PERIODO DEI VICERE’
Dopo la morte di Bona Sforza, Bari tornò a far parte del Regno di Napoli che da 1503 era passato sotto l'influenza spagnola e governato da un Viceré. L'età del vicereame fu infelice per il Mezzogiorno causando soprusi, prepotenze, violenze, rapine, assassini e imponendo tasse durissime. Ricorrenti erano anche le incursioni dei pirati Turchi, che penetravano nel porto per rubare navi e sequestrare persone da vendere come schiavi, in mancanza di un congruo riscatto dai familiari, un tentativo di sommossa da parte dei baresi ebbe come unico risultato lutti e rovine. Ad aggravare la situazione fu la tremenda epidemia di peste che colpì la città nel 1656. Poi con la guerra di successione spagnola, il territorio napoletano passò all'Austria sotto l'imperatore Carlo VI.
DAI BORBONE ALL’UNITA’ D’ITALIA
Nel 1734, con la guerra di successione polacca, Carlo III di Borbone tolse il territorio napoletano a Carlo VI, dando inizio ad un periodo illuminato in cui la città di Bari e il suo comprensorio trassero molti vantaggi. Ma il Settecento fu anche un periodo di continui contrasti tra la nobiltà e il clero, che vantavano ricchezze e privilegi, e la borghesia, attiva ed intraprendente. Fu un periodo segnato dall'opera di acuti ingegni, quali Alessandro Maria Calefati, archeologo, storico e linguista; Domenico del Re, medico, astrologo e matematico; Giacinto Gimma, autore della prima storia della letteratura italiana; Niccolò Piccinni, musicista di livello europeo; Niccolò Putignani, teologo, storico ed ebraista. La rivoluzione francese non ebbe ripercussioni nel Mezzogiorno, ma le nuove idee fecero maturare avvenimenti molto importanti. Nel 1806 Napoleone dichiarò decaduti i Borbone, fece occupare il Mezzogiorno e pose sul trono il fratello Giuseppe, che poi lasciò il posto al cognato Gioacchino Murat, per assumere la corona spagnola. Nel 1808 Murat proclamò Bari capitale, dando il via all'edificazione del nuovo borgo, ma con la sua morte nel 1815 questa nuova fase di ripresa si interruppe nuovamente e Bari tornò nelle mani dei sovrani borbonici.
L’UNITA’ D’ITALIA
All'unificazione nazionale nel 1861 seguirono giorni grigi e dolorosi soprattutto per le regioni del Mezzogiorno con il brigantaggio alimentato dall’insoddisfazione del popolo assetato di giustizia; con una grave crisi economica causata dalla politica doganale italiana verso la Francia; la distruzione dei vigneti da parte di un insetto d'origine americana; la miseria dei ceti popolari e la conseguente emigrazione; i danni e le perdite umane causate dalle guerre e il progresso industriale del Nord, rispetto ad un Mezzogiorno ancora agricolo. Ma nonostante tutto questo, Bari e il suo territorio lottarono per lo sviluppo: realizzarono un’intensa e vasta opera di trasformazione agraria, ottennero la costruzione dell'acquedotto pugliese, contribuirono alla diffusione nel mondo della cultura attraverso della Casa Editrice Giuseppe Laterza e Figli e si impegnarono per industrializzare l'economia e combattere l'emigrazione, dimostrando inventiva e caparbietà .
Le aree geografiche e i comuni
Bari e dintorni (2)

Da Molfetta a Grumo Appula (4)
