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Tempio dei Dioscuri sec. II a. C. con Chiesa di San Salvatore

Il Tempio dei Dioscuri era situato nei pressi del Foro e venne costruito tra il IV e il II secolo a.C. per venire poi restaurato verso il I secolo a.C. da due magistrati che utilizzarono parte del tesoro del tempio ricostruendo l'edificio in stile corinzio. Il tempio, quindi, oltre a luogo di culto aveva anche la funzione di tesoriera della città, così come il Partenone di Atene e il Capitolium di Ostia. L'edificio venne poi inglobato e sulle sue rovine sorsero diversi edifici privati e una chiesa, che venne dedicata a San Salvatore, mentre alcuni resti sono conservati nel chiostro della vicina Chiesa di Sant'Oliva.

La Chiesa del SS. Salvatore, documentata dal ‘200, situata in uno dei punti nodali della città antica, occupa uno dei tre terrazzamenti sostruttivi del Foro, posta com’è tra il Tempio dei Dioscuri e la Piazza del Pozzo Dorico, e l’isolato sul quale la chiesa venne edificata conserva ancora tali strutture portanti. In corrispondenza della zona presbiteriale della chiesa e di una casa annessavi è ancora riconoscibile il saliente della rampa antica che permetteva l’accesso all’area del Tempio dei Dioscuri. La chiesa ha subito notevoli rifacimenti nel XVII e nel XVIII secolo e presenta un’unica navata sulla quale si aprono quattro cappelle, mentre la facciata presenta una partitura a lesene di gusto classico, assimilabile a quella di Santa Maria della Pietà.

L’interno conserva varie opere d’arte: pale d’altare, affreschi e stucchi, mentre tutte le opere amovibili sono custodite nella chiesa di S. Maria della Pietà. Tuttavia, il più fervido periodo di attività artistica si riferisce al ventennio 1597-1617, in cui le famiglie notabili di Cori fanno a gara per abbellire la chiesa, e la zona presbiteriale è senza dubbio la più importante decorata ad affresco e presenta tre opere di due diversi artisti: sull’altare maggiore è collocata la Circoncisione di Gesù, datata 1597 e firmata da Giovan Battista Ricci da Novara dove la disposizione simmetrica dei personaggi dimostra il legame al tardo manierismo romano; ai due lati si collocano invece i due dipinti murari di Anastasio Fontebuoni (1571-1626): l’Adorazione dei Pastori a sinistra e l’Adorazione dei Magi a destra (datate 1610 e firmate), e le opere del Fontebuoni vanno collocate all’inizio di un percorso di maturazione in cui sono evidenti l’influsso del naturalismo caravaggesco, della pittura sistina ed è manifesto il forte legame con la riforma toscana, sottolineato anche dal gusto per la resa pittorica delle stoffe decorate.

Altro ciclo decorativo interessante è poi quello che si riferisce alla cappella del Carmine, opera di un anonimo  artista legato ai modi convenzionali dell’arte riformata;  infine il periodo di maggiore attività artistica si conclude con il 1617, quando viene fondata la cappella del Crocifisso, dove è rappresentata la Crocifissione con la Madonna Addolorata, S. Francesca Romana e Maria Maddalena, dove l’anonimo artista realizza una composizione simmetrica convenzionale, di gusto classicista attraverso una semplificazione delle forme e l’estrema economia dei dettagli. In particolare la Madonna e S. Francesca Romana, estatiche, ricordano le Addolorate di Guido Reni che dal 1616 costituì un importante modello iconografico per  tutto il ‘600.

04010-Cori (LT)



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