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- Pinacoteca

La collezione comunale

I dipinti della collezione permanente esposti all’interno della Casa Rossa rappresentano un’interessante occasione per percorrere i luoghi che hanno reso famosa Capri nel mondo, attraverso le immagini proposte dai numerosi artisti che frequentarono l’isola nell’Ottocento. Sono olii e acquerelli di pittori italiani e stranieri appartenuti alla collezione privata dei fratelli Raskovich, acquistati nel 2003 dal Comune di Anacapri.

La Pinacoteca accoglie opere di maestri che appartengono a diverse sensibilità artistiche e culturali, accomunate tutte dalla medesima fonte d’ispirazione: l’isola di Capri.

Tra le vedute, si distinguono per la capacità tecnica e la sensibilità cromatica i dipinti dei Carelli, esponenti di primo piano della “Scuola di Posillipo”. Il “Rito matrimoniale a Capri” e la “Ristoratrice” del francese Edouard Alexandre Sain sono le superbe testimonianze di come le tradizioni locali e le scene popolaresche furono tra i temi prediletti nella pittura di fine Ottocento.

Le statue della Grotta Azzurra

Nella Grotta Azzurra Tiberio stesso, o il proprietario della soprastante villa di Gradola, aveva voluto materializzare nel marmo l’apparizione di un corteo di giovani creature marine guidate da Nettuno.

Le statue, benché fortemente alterate dalla permanenza sul fondo del mare e dall’azione dei litodomi che hanno cancellato i particolari dei volti e dei corpi, conservano l’originaria vivacità di movimenti che il riflesso dell’acqua, dalla quale emergevano dalle ginocchia in su, moltiplicava con il movimento della superficie.

Il grande ninfeo della grotta, realizzato senza regolarizzare le pareti, arricchito dalle statue di personaggi fantastici, nella evocazione di un mondo irreale, lontana dai complessi richiami mitologici che si trovano in altri ninfei come quelli di Sperlonga o di Baia, è forse la massima espressione di ciò che significò Capri per Tiberio: l’otium, l’unica forma di esistenza, immersione nella cultura e nella vita greca che l’isola conservava intatta, e che egli prediligeva in ricordo del giovanile soggiorno a Rodi.