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Rifugio antiaereo di Colleferro

I rifugi antiaereo di Colleferro sono ricavati da antiche cave di pozzolana utilizzate per costruire le prime abitazioni per gli operai delle fabbriche di Colleferro. I tunnel ricavati dalle cave, corrono per 6 km sotto la cittadina di Colleferro e vennero utilizzati come rifugi già alle prime avvisaglie della Seconda guerra Mondiale, per il timore che la città fosse un obiettivo dei bombardamenti a causa delle fabbriche di armamenti che insistevano sul suo territorio.

Questi rifugi ebbero un ruolo strategico durante la seconda guerra mondiale e i cittadini vi trascorsero sempre più tempo, soprattutto quando dopo l’armistizio dell’8 settembre Colleferro divenne un obiettivo strategico e molti cittadini decisero di spostarsi stabilmente nei rifugi, ricoprendone le pareti con la calce per questioni igieniche e per rendere un minimo più luminosi quegli spazi dotati di un impianto di illuminazione piuttosto povero. Ma la permanenza durante la guerra richiese anche la realizzazione di altri servizi essenziali, come il pozzo nero per i liquami e sistemi di isolamento per ridurre l’umidità, mentre nelle rientranze dei cunicoli si formarono veri e propri piccoli appartamenti di 2 metri per due, a volte addirittura chiusi con porte di fortuna.

Con il popolamento dei rifugi nacque anche la necessità di organizzarli in due sistemi separati, noti come Villaggio Vecchio, sottostante il quartiere Santa Barbara, e Villaggio Nuovo sottostante Colle Sant’Antonino. In quest’ultimo vennero trasferiti anche dei servizi come l’infermeria, la cappella, l’anagrafe e persino un’osteria ed un emporio.

Dopo la liberazione i rifugi sono rimasti chiusi e in parte utilizzati come fungaia, fino al 4 dicembre 1985, quando in occasione del cinquantennale della fondazione di Colleferro, il comune decise di riaprirli rendendoli visitabili in alcuni periodi dell’anno.



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